Sapevi che la rabbia è stata descritta per la prima volta quasi 5.000 anni fa dagli antichi abitanti della Mesopotamia? Per secoli è stata ben documentata anche in Europa e intorno al 1700 è arrivata negli Stati Uniti. Da lì si è diffusa rapidamente in tutto il continente, insediandosi nelle specie di fauna selvatica autoctona.
Sebbene la rabbia sia diffusa in molti Paesi del mondo, ancora oggi sono molte le idee e le convinzioni errate che ruotano attorno a questa malattia: basti pensare alle immagini dei cartoni animati che mostrano gatti mostruosi e aggressivi o cani con la bocca piena di saliva schiumosa. Pertanto, è importante familiarizzare con ciò che realmente comporta questa malattia mortale.
Un virus letale
La rabbia è provocata da un’infezione virale che colpisce il sistema nervoso e causa una progressiva infiammazione del cervello e del midollo spinale. È una malattia che può colpire qualsiasi mammifero e con esiti sempre fatali dopo la comparsa dei segni clinici.
La rabbia è diffusa in tutto il mondo, anche se alcuni Paesi sono stati dichiarati “rabies free” grazie a programmi di eradicazione di successo. Il Nord America e l’Europa hanno quasi completamente eradicato questa malattia nei cani domestici, anche se in alcune aree colpisce ancora la fauna selvatica, nello specifico volpi, procioni, puzzole e pipistrelli.
La rabbia viene quasi sempre trasmessa attraverso il morso di un animale infetto, quando la saliva contenente il virus entra nell’organismo di chi è stato morso. Il virus può rimanere nel corpo per settimane o addirittura mesi prima che i segni si manifestino effettivamente.
In linea di massima, nella maggior parte dei casi il virus si sviluppa entro 21-80 giorni dall’esposizione, ma il periodo di incubazione può essere considerevolmente più breve o addirittura più lungo.
Segni e diagnosi
Negli anni, i segni della rabbia sono stati divisi in due principali tipologie:
- Eccitatori (“rabbia furiosa”)
- Paralitici (“rabbia paralitica”)
Tuttavia, i singoli segni possono variare in modo significativo da cane a cane, o da gatto a gatto, e non è detto che tutti gli animali che contraggono la rabbia passino attraverso entrambe le fasi. Nonostante queste differenze, esistono dei segni comuni alla maggior parte dei cani e gatti affetti da questa malattia.
La fase iniziale dell’infezione da virus della da rabbia (spesso chiamata “fase prodromica” o “fase iniziale”) include i seguenti segni:
- Nervosismo, ansia, irrequietezza
- Febbre (più comune nei gatti)
- Leccamento, masticazione, prurito nel sito dell’infezione
Questi segni iniziali durano da due a tre giorni nei cani, da uno a due giorni nei gatti. La malattia passa poi alla fase furiosa o paralitica.
Circa due terzi dei cani e gatti infetti passano alla fase furiosa, che dura da uno a sette giorni. I gatti tendono a sviluppare questa fase della malattia di più rispetto ai cani.
I segni clinici della forma furiosa della rabbia sono:
- Irrequietezza, aggressività
- Maggiore sensibilità ai suoni e alla luce
- Ingestione di oggetti insoliti (cani)
- Incoordinazione muscolare, disorientamento e convulsioni
- Decesso
Alcuni cani passano da questa fase alla fase paralitica, mentre altri giungono direttamente alla forma paralitica della malattia. I gatti, invece, sviluppano spesso entrambe le forme della malattia.
I segni clinici della forma paralitica della rabbia sono:
- Aumento della salivazione o formazione di schiuma in bocca a causa della difficoltà di deglutizione
- Difficoltà di respirazione
- Rantolio
- Cambiamento della voce
- Coma e decesso
Una volta che si manifestano i segni clinici, pochissimi animali sopravvivono all’infezione. Quasi tutti gli animali affetti da rabbia muoiono entro 10 giorni dalla comparsa dei segni clinici. In caso di forte sospetto di rabbia, l’eutanasia è raccomandata sia nei cani che nei gatti.
La diagnosi clinica della rabbia è difficile, soprattutto nelle aree in cui la malattia non è comune. Le fasi iniziali della malattia possono essere facilmente confuse con quelle di altre o con tendenze aggressive. I tentativi di effettuare una diagnosi di rabbia prima del decesso sono sconsigliati; pertanto, l’animale va sottoposto a eutanasia e la malattia va confermata post mortem attraverso analisi di laboratorio.
La rabbia è una malattia prevenibile
Vaccinare il tuo pet contro la rabbia resta la soluzione migliore per proteggere sia lui (o lei) che i membri della tua famiglia dalla malattia.
La vaccinazione antirabbica ha ridotto drasticamente l’incidenza e la diagnosi della rabbia in molti Paesi. La durata dell’immunità a seguito della vaccinazione, ovvero il periodo di tempo in cui un animale è protetto dalla malattia, per molti vaccini è di almeno tre anni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha emanato alcune rigorose linee guida per il controllo della rabbia nella popolazione canina. Queste linee guida includono:
- Segnalazione dei casi sospetti e trattamento con eutanasia degli animali che presentino segni clinici o siano stati morsi da sospetti animali rabbiosi
- Leggi sull’uso del guinzaglio e quarantena per ridurre il contatto tra cani suscettibili
- Un programma di immunizzazione di massa con richiami periodici
- Controllo dei cani randagi e trattamento con eutanasia per i cani non vaccinati che vagano liberamente
- Programmi di registrazione dei cani
Nelle aree in cui la presenza di rabbia è nota nelle popolazioni di fauna selvatica (compresi i pipistrelli), un animale che venga morso o che sia stato esposto a un mammifero selvatico carnivoro o un pipistrello dovrebbe essere considerato potenzialmente esposto alla rabbia.
Rischio di trasmissione della rabbia alle persone
La rabbia uccide circa 59.000 persone ogni anno (OMS) e rimane una delle principali preoccupazioni in tutto il mondo. Quasi tutti questi decessi sono dovuti alla trasmissione della malattia da parte di cani, in Paesi in cui i programmi di vaccinazione non sono sufficientemente sviluppati per fermare la diffusione del virus.
I morsi di cani infetti sono responsabili del 99% dei decessi per rabbia umana.
La vaccinazione pre-esposizione è fortemente raccomandata per tutte le persone che fanno parte di gruppi ad alto rischio, come il personale veterinario, addetti al controllo degli animali, addetti ai laboratori diagnostici a contatto con il virus della rabbia e i viaggiatori che si rechino in Paesi in cui la rabbia canina è diffusa. Tuttavia, non si può fare affidamento sulla sola vaccinazione pre-esposizione. Nelle persone sane e non vaccinate morse da un animale rabbioso, il trattamento consiste nella cura della ferita, in alcuni casi iniezione locale di anticorpi antirabbici nella ferita e diverse dosi di vaccino inoculate per un periodo di due settimane (la cosiddetta profilassi post-esposizione, o PEP). Se fornito in modo tempestivo e appropriato, il moderno trattamento post-esposizione è altamente efficace.
È importante ricordare che milioni di persone e animali nel mondo sono stati vaccinati contro la rabbia. Si stima che la vaccinazione salvi più di 250.000 vite ogni anno e oggi il vaccino contro la rabbia è nella “Lista dei medicinali essenziali” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, considerato come uno dei medicinali più efficaci e sicuri necessari in un sistema sanitario. Se hai altre domande riguardanti te o il tuo compagno peloso, consulta il tuo medico o veterinario.
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