Pulci, pappataci e zecche sono gli ectoparassiti che più frequentemente infestano il cane o gatto: oltre alla sottrazione di sangue, questi parassiti sono in grado di trasmettere all’animale (agendo come vettori) malattie batteriche, parassitarie, protozoarie e virali.
È buona norma proteggere l’animale in tutte le stagioni dell’anno al fine di evitare le punture dei parassiti e prevenendo così le infestazioni: nella scelta di un valido prodotto antiparassitario, adatto all’animale e all’area geografica in cui vive, è sempre bene rivolgersi al medico veterinario.
Si può agire, inoltre, sull’ambiente frequentato dal pet con insetticidi ambientali o evitare l’esposizione dell’animale ai parassiti negli orari e nei luoghi più a rischio.
Mai applicare a un animale un prodotto non registrato per la specie di appartenenza: alcuni prodotti registrati per il cane, se applicati a un gatto, possono causare una grave intossicazione e perfino la morte.
L’uso degli antiparassitari deve sempre avvenire rispettando la massima cautela e tutte le raccomandazioni riportate dal medico veterinario.
LE PULCI
Le pulci sono insetti ematofagi (si nutrono di sangue). Ne esistono oltre 500 specie. Sono molto abili nel salto, grazie al quale raggiungono l’animale cane, infestandolo. Il ciclo biologico prevede gli stadi di uovo, larva, pupa e adulto, ma soltanto le pulci adulte possono parassitare l’animale dal quale, una volta raggiunto, non si allontanano volontariamente. Attenzione: anche l’uomo può essere infestato dalle pulci di cane e gatto quando l’infestazione ambientale è molto elevata.
Il cane o gatto parassitato dalle pulci manifesta prurito intenso, si gratta e si mordicchia tutto il corpo, specialmente a livello del ventre, collo e regione posteriore.
Le pulci possono causare la dermatite allergica alla puntura delle pulci (DAP): si tratta di una dermatite altamente pruriginosa, causata da una reazione di ipersensibilità, cioè di tipo allergico, alla saliva di questi insetti. Come si presenta la DAP? Sull’animale si riscontrano arrossamento cutaneo, alopecia, croste localizzate prevalentemente a livello di dorso, coda e regione perineale.
L’approccio corretto al “problema pulci” consiste nell’utilizzo di un prodotto antiparassitario sull’animale infestato -e tutti gli eventuali cani e gatti conviventi- e il trattamento degli ambienti dove vive l’animale (pavimenti, cuccia e via dicendo).
Il prodotto antiparassitario va scelto in base all’animale, al grado di infestazione e alle capacità del proprietario di eseguire il trattamento su indicazione del medico veterinario.
LE ZECCHE
Vettori di diverse malattie all’animale e all’uomo, le zecche sono aracnidi ematofagi (si nutrono di sangue dell’animale al quale si attaccano), le cui dimensioni variano da qualche mm a pochi centimetri.
La zecca del cane (Riphicephalus sanguineus) riveste rilevanza sanitaria sia perché diffusa su tutto il territorio nazionale, sia perché trasmette malattie importanti agli animali e all’uomo. Detta anche zecca bruna, è un parassita molto resistente che riesce a vivere tranquillamente nelle nostre case (nascosto negli infissi, crepe, battiscopa, fessure delle porte) e nei ricoveri degli animali (cucce, gabbie, coperte). Questa zecca può causare delle vere e proprie infestazioni sia perché attiva quasi tutto l’anno, sia perché la femmina dopo l’accoppiamento può deporre dalle 3.000 alle 7.000 uova.
La zecca dei boschi (Ixodes ricinus) vive in ambienti ricchi di vegetazione arbustiva. Vettore di importanti malattie (per esempio borreliosi o anaplasmosi), questa zecca è attiva nel periodo tra marzo/aprile e ottobre/novembre e ha un picco di densità a maggio/ giugno.
L’animale può entrare in contatto con le zecche quando si trova in ambienti infestati: la zecca si aggancia profondamente -e saldamente- alla sua pelle grazie al rostro, un particolare apparato buccale. La zecca può alimentarsi anche per 10-15 giorni di fila, dopodiché torna sul terreno dove depone le uova, dal quale nasceranno altre zecche. Con la loro puntura possono trasmettere malattie molto pericolose per l’animale e trasmissibili anche all’uomo (zoonosi).
Quali sono le più importanti?
- Ehrlichiosi;
- Babebiosi:
- Rickettsiosi;
- Anaplasmosi;
- Malattia di Lyme (o Borreliosi).
La prevenzione delle infestazioni da zecche è fondamentale per proteggere l’animale e prevenire così la trasmissione di agenti patogeni. Come? Utilizzando un prodotto antiparassitario adeguato -su indicazione del veterinario- in modo che l’animale sia protetto al 100%.
Gli antiparassitari sono disponibili in diverse formulazioni, per via orale (compresse), per uso topico (lozioni, spray o spot on) e in collari.
L’utilizzo, inoltre, d’insetticidi ambientali nei luoghi frequentati dall’animale, diminuisce l’esposizione di quest’ultimo ai parassiti.
E se trovo una zecca sull’animale, cosa fare? La soluzione migliore consiste nella rimozione fisica della zecca: dopo averla afferrata con pinze a punta ricurva (non con le mani!), nel punto più vicino alla cute, si procede con la rimozione con movimenti rotatori. Evitare l’utilizzo di alcool o alcun tipo di solvente. Una volta estratta, pulire e disinfettare la ferita. Onde evitare fai da te disastrosi, meglio rivolgersi al medico veterinario.
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La Leishmaniosi è una grave malattia che colpisce principalmente i cani, ma che può colpire anche l’uomo (è considerata una zoonosi). È causata da un parassita, il protozoo Leishmania infantum, che si trasmette al cane attraverso la puntura del flebotomo (più comunemente chiamato pappatacio).
I flebotomi sono piccoli insetti ematofagi e si distinguono facilmente dalle zanzare sia per le dimensioni ridotte (misurano 2-3 mm), sia per la colorazione giallo tenue del corpo simile al colore della sabbia, da cui deriva il termine “mosca della sabbia”. Il pappatacio è silenzioso, non si sente arrivare, nemmeno quando punge.
In Italia sono presenti otto specie di flebotomi, ma Phlebotomus pernicious è sicuramente quello maggiormente diffuso e più rilevante -dal punto di vista epidemiologico- per la trasmissione della leishmaniosi. Il caratteristico volo a saltelli non consente grandi spostamenti, motivo per il quale il flebotomo non si allontana per più di 200-300 metri dal focolaio.
Il flebotomo rappresenta il vettore del parassita, il quale, all’interno dell’intestino del pappatacio, si riproduce e diventa una forma infettante. Una volta terminata la trasformazione, il protozoo Leishmania infantum si deposita nell’apparato buccale del flebotomo, pronto per trasferirsi nell’ospite definitivo quali il cane (o altri mammiferi) quando l’insetto pungerà nuovamente. In quest’ultimo, il protozoo si moltiplica diventando responsabile della malattia, la cosiddetta Leishmaniosi. I cani infetti sono considerati i principali reservoirs di Leishmania infantum e si stima che la maggior parte degli animali infetti sia asintomatica.
QUALI SONO I SINTOMI DI LEISHMANIOSI CANINA?
La leishmaniosi è una malattia cronica caratterizzata da una sintomatologia differente a seconda degli organi colpiti. Non sempre l’infezione porta alla malattia, infatti, molti cani infetti rimangono per tutta la vita asintomatici: la varietà di manifestazioni cliniche è dovuta alla complessa interazione tra il parassita e le difese immunitarie dell’ospite. Questo perché la resistenza di un cane alla malattia dipende dalla sua individuale risposta immunitaria.
I segni clinici più frequenti possono interessare solo alcuni distretti (cute, occhio) oppure avere carattere sistemico come, per esempio, perdita di appetito, dimagrimento, vomito, diarrea, stanchezza, intolleranza all’esercizio fisico, zoppia e sangue dal naso.
I segni cutanei sono spesso il principale motivo per cui il proprietario porta il proprio animale dal medico veterinario. Tra questi possiamo elencare:
- perdita di pelo (alopecia), la quale, se intorno agli occhi, conferisce il caratteristico aspetto di “cane vecchio”;
- dermatite con pelle secca tipo forfora;
- crescita eccessiva delle unghie;
- ispessimento della cute del naso e/o dei cuscinetti plantari.
Tra i segni clinici a carico dell’occhio, anch’essi frequenti, i più comuni sono congiuntivite, uveite e blefarite (infiammazione del margine palpebrale).
Il coinvolgimento renale è molto frequente nei cani affetti da Leishmaniosi, i quali sviluppano glomerulonefrite, un processo infiammatorio a livello renale determinato dalla deposizione d’immunocomplessi nel glomerulo renale, l’unità funzionale del rene. Il grave e progressivo danno che ne consegue determina, con il tempo, la comparsa di un’insufficienza renale cronica.
L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE
Se una volta la Leishmaniosi canina era endemica in tutte le aree insulari e centro-meridionali, negli ultimi anni sono presenti focolai endemici autoctoni anche nelle regioni del Nord Italia. La strategia più efficace e applicabile per prevenire la Leishmaniosi consiste nell’evitare che i flebotomi pungano il cane. Ecco alcuni punti chiave:
- utilizzare prodotti antiparassitari adeguati con attività repellente (anti-feeding) nei confronti dei flebotomi;
- evitare lunghe passeggiate serali e far dormire l’animale al chiuso durante la notte;
- utilizzare zanzariere a maglia sottile (meno di 1 mm) e insetticidi ambientali per uso domestico;
- vaccini per la leishmaniosi canina: non prevengono l’infezione, ma agiscono limitando l’eventuale gravità clinica della patologia.
La leishmaniosi può colpire anche l’uomo, ma la trasmissione diretta da cane a uomo non è possibile perché il vettore necessario rimane sempre il flebotomo.
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