I nostri amati felini domestici sono spesso incompresi e spesso considerati testardi, inaffidabili e addirittura ineducabili. Tra tutti questi pregiudizi, concentriamoci sulla credenza che sia impossibile educare un gatto.
È possibile educare un gatto?
È possibile educare un gatto? Decisamente sì. Senza alcun dubbio è possibile. Infatti molti gatti camminano per strada con i loro proprietari, imparano a usare il WC e accettano ordini di ogni tipo. Quindi è possibile educare un gatto.
Dobbiamo tenere presente la psicologia felina: un gatto non è per niente simile a un cane o a un bambino.
Per educare un felino alla nostra quotidianità, dobbiamo fare appello al suo comportamento, al suo modo di pensare e alle sue abitudini.
Educare un gatto: primi passi
Prima di iniziare, dobbiamo avere chiari in mente gli obiettivi che vogliamo raggiungere: indossare un collare, evitare certi comportamenti, etc. Un gatto può fingersi morto a comando, riportarci degli oggetti, obbedire a comandi come “seduto”. Tuttavia prima dobbiamo pensare: cosa vogliamo che il nostro gatto faccia? La prima cosa che dobbiamo tenere in mente nell’educare un gatto è quello che vogliamo ottenere, perché e per quale motivo. Con questo in mente, eviteremo di sprecare il nostro tempo e la nostra pazienza.
Educare il gatto in casa
È essenziale che lo “studente” abbia un comportamento bilanciato: il gatto deve aver trascorso abbastanza tempo con la propria madre e i fratelli (almeno due mesi). Deve inoltre essere stato esposto al contatto con le persone e con l’ambiente che lo circonda. L’educazione sarà molto più complicata e impegnativa nel caso di animali che non hanno seguito una corretta fase di socializzazione. Ciò non significa che sia comunque impossibile.
L’educazione inizia nel momento in cui il gatto arriva nella sua nuova casa. Se vuoi che utilizzi un tiragraffi e non il divano, devi capire cosa fare prima del suo arrivo: posizionamento corretto della lettiera, del cibo, dell’acqua e dell’area giochi.
A differenza del cane, un gatto non apprende accettando quello che il suo proprietario propone: il gatto apprende qualcosa perché è di suo interesse, semplice.
Se il gatto non trova interessante o entusiasmante l’idea da noi proposta, non farà mai quello che vogliamo. Il gatto deve essere interessato a quello che vogliamo insegnarli, ricompensatelo prontamente e non opprimetelo con eccessive ripetizioni.
Il gatto apprende meglio quando è ricompensato, infatti le punizioni non producono nessun vero apprendimento. Il gatto deve essere interessato all’apprendimento; se non è interessato e utilizziamo una punizione durante l’apprendimento, non raggiungeremo mai il nostro obiettivo. Quindi se renderemo le nostre lezioni visivamente interessanti e saremo in grado di coinvolgere il gatto con ricompense e premietti, impareremo che il successo dei nostri sforzi è legato alla gratificazione piuttosto che ai rimproveri.
Nel caso di comportamenti indesiderati (rubare il cibo, marcare con le urine, farsi le unghie sul divano) potete riprendere il gatto, ma solamente in modo indiretto (ad esempio emettendo un forte rumore), per evitare che il gatto associ a voi la punizione. Se il gatto associa la punizione a voi, imparerà a eseguire il comportamento quando non sarete presenti.
Per insegnare a un cane trucchi come “siediti” o “vieni”, vi basteranno semplicemente un po’ di pazienza, parole corte, ripetizioni e ricompense per la sua obbedienza (cibo o coccole). Con il gatto sarà un po’ diverso: è pur sempre un gatto.
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